domenica 11 dicembre 2011

Come un fremito.

Mi sono svegliata che ogni fibra del mio corpo tremava.
Mi sono svegliata e avevo addosso un'orribile sensazione, una paura immotivata.
Mi sono svegliata e mi è servito qualche istante per realizzare cosa stava succedendo.
Quando l'ho capito, non ho potuto che chiedermi se dovessi esserne spaventata o felice.

E' strano. Intendo... è strano tremare dal terrore che accada qualcosa che in realtà ha già avuto luogo. Soprattutto quando si tratta di qualcosa che indiscutibilmente non potrà mai ripetersi.
Ma la domanda è: dovrei sentirmi tranquilla per la certezza che ormai sia accaduto o dovrei preoccuparmi per non esser ancora riuscita a metabolizzare minimamente ciò con cui devo ormai convivere?
Chi può dirlo.
L'unica cosa che so è che ho bisogno che continui a portare il mio tempo. Mi accontenterò di questo se è tutto quello che posso avere. Ci saranno parole nel tempo che scorre, lacrime - ma solo nella mia mente- e terrore che non posso controllare.
Ci saranno cose non dette, cose che ricordo, sorrisi sfuggenti, pensieri su cui non mi ero mai soffermata che alla luce degli eventi assumono tutt'altro significato.
Ci sarò sempre io. Ci sarò sempre per me- come quell'entità indissolubile che sono per me stessa- non fosse che per il fatto che siamo fisicamente inscindibili. Ma cercherò di portarti con me. Portare con me le tue parole. E forse cercherò di ascoltarti, come facevo quando c'eri, pensandoti come se nulla fosse cambiato, immaginando che tu sia ancora lì.
Poi penso alla tua voce, alla consapevolezza che sentirla mi farebbe credere amata per quello che sono, nonostante non sia diventata quello che ti saresti aspettato da me. Allora guardo il mio telefono, penso che potrei chiamarti, penso che il tuo numero è ancora memorizzato lì. Ed è quello il momento in cui realizzo che ho il terrore anche solo di guardarlo e non so perché. E' solo un numero in fondo. Dieci cifre custodite nella memoria del mio telefono. Dieci cifre che ormai non hanno più alcun senso. Dieci cifre che mi spaventa inspiegabilmente anche solo riguardare.
E non so perché. Non potrebbero nuocermi in alcun modo.
Penso che prima o poi la compagnia telefonica le riabiliterà per qualcun altro.
Penso perciò che se ci tengo ad usarle ancora una volta... dovrei farlo adesso. Ma io so a cosa mi collegherebbero. Io so dove siete. Tu e le tue cifre.
Non so perché lo faccio.

Scorro la mia rubrica, ti ritrovo, guardo quelle cifre perché non ho paura. Perché non devo aver paura.
Tanto lo sanno tutti che il cliente in questione non è al momento raggiungibile.
Fa un po' strano che dicano ancora "al momento". Penso che sia perché nessuno si preoccupa di cosa accade a quelle dieci cifre. Penso che a nessuno in realtà interessi veramente che dopo qualche anno di inutilizzo saranno riassegnate. E penso di esser l'unica a pensare a queste cazzate, giusto per evitarmi per un paio di minuti il resto.

E penso che ci siano buone probabilità che domani mi risvegli ancora in preda ai tremori e alla paura che accada l'irrimediabile ma almeno so che non dovrò rifletterci più granché perché anche certi pensieri dopo un po' si scoloriscono e rimane solo quella impalpabile sensazione di malinconia che mi pervade.

Nessun commento:

Posta un commento

Il nemico alle spalle

Tremavo. Mi nascondevo. Stridevo. Piangevo. Il Nemico era dietro di te: non sapevo aiutarti, non potevo proteggerti. Quel Nemico che n...