martedì 31 dicembre 2019

A chi importa del domani (finché non arriva)?


Devo lasciarti in questo anno.

Lasciarti con la consapevolezza che il mio spiccato intuito con le persone fallisce quando in ballo entrano i miei sentimenti.

Lasciarti con tutta la sequenza di ricordi che mi scorre davanti agli occhi.

Avvenimenti, gesti, sensazioni e parole si accavallano.

Uso ancora una volta le parole, quelle che meno significato hanno avuto in questa parentesi che ci ha racchiuso per un po’. Le sensazioni -quelle no- non riesco a spiegarle: non so spiegare quelle di tre anni fa, al matrimonio che ci ha visti vicini per la prima volta e senza implicazioni.

Non so spiegare quelle che ho provato quando ho capito che non era successo tutto solo nella mia testa e che le avevi vissute anche tu.

Quelle della sera in cui ti tenevi stretto per paura della mia incoscienza dopo avermi ceduto inaspettatamente il tuo posto di guida. L’imbarazzo sotto quel cielo stellato e ognuno di nuovo al suo posto verso casa.

Tutto quello che ne è seguito – tutto quello che è stato – è arrivato come se sospinto da una forza incontrollabile a cui abbiamo voluto abbandonarci: cinque giorni di incontri, qualche mese di tira e molla. La sensazione di essersi trovati e d’incastrarsi come a Tetris.

Fino al giorno in cui mi hai detto che avevi chiuso con lei.

Un biglietto in tasca per venire da me e un sorriso timido sulle mie labbra che cercava di non esplodere perché mi hanno insegnato che le aspettative rovinano i momenti. Perché avevo paura.

E non ho avuto neanche il tempo di realizzare cosa stava accadendo che quella stessa porta aperta si è richiusa davanti a me mentre io l’accompagnavo. L’accompagnavo con le parole che tu volevi usassi con lei…

Mi scorrono ancora davanti tutti i momenti, scorrono anche quelli che avevamo vissuto solo nella mia immaginazione.

Poi indugio sulle mie e le tue parole di commiato.

Io che ti accuso di codardia, di esser guidato solo dai ricatti morali di lei – pianti sincopati, tragedie e malesseri simulati…tu che confermi. Confermi che a volte bisogna trovarsi nelle situazioni per capire certe scelte, che buttare alle ortiche così cinque anni è un peccato.

E io che capisco che sei come tutti gli altri, che andrai avanti come tutti gli altri. Perché è più facile, perché hai paura, perché noi non saremmo una certezza.

Anche se non la ami. Anche se non riesci a dirmi di lasciarti stare, di chiudere ogni ponte perché tieni a lei.

Chiudo quest’anno pensando che avrei amato l’idea che mi ero fatta di te ma comprendendo che era tutto solo nella mia testa.

La tua vita è più facile senza di me, questo è il punto.

Ed io non sono nella posizione di mostrarti come sarebbe stata con me.

Per cambiare ci vuole coraggio.

Per amare ci vuole coraggio.

Per andare quando è il momento ci vogliono forza e coraggio. Ci sono conseguenze da affrontare, difficoltà da superare. Ed io… io non ho altro modo di lasciarti in quest’anno che così.


Il nemico alle spalle

Tremavo. Mi nascondevo. Stridevo. Piangevo. Il Nemico era dietro di te: non sapevo aiutarti, non potevo proteggerti. Quel Nemico che n...