martedì 27 luglio 2010

Fuori posto




"Vicino a te...mi trovo sempre nel posto sbagliato, al momento sbagliato". Questo era l'unico pensiero che le affollava la mente ormai da ore. E avrebbe voluto condividerlo con lui ma sapeva di non poterlo fare.
Le pareva che, per quanto desiderasse avvicinarglisi, più il desiderio si intensificava più una forza invisibile si generava tra loro e li respingeva, sempre più lontani. Aveva cercato di avvicinarsi, lo aveva fatto insistendo, spesso supplicando, ne avevano parlato, si erano separati, poi riuniti... ma ogni volta sembrava che lui accettasse qualunque situazione senza che questa avesse chissà quale impatto...
Lei era cambiata nel tempo, molto. I suoi desideri, le sue aspirazioni, il modo in cui intendeva vivere le sue giornate. Ma una cosa era cambiata sopra tutte, forse una volta per tutte.
Si guardava le spalle.
Continuava a guardarsi le spalle da lui.
Le promesse non mantenute, le proposte dimenticate, quella continua presenza-assenza, quell'aprirsi e chiudersi ciclici. Non sapeva più cosa aspettarsi, più cosa fosse lecito o no chiedere, più cosa si dovesse dire o trattenere.
Non sapeva più quali fossero i loro posti nelle rispettive vite.
Sapeva solo che ormai il tempo avrebbe fatto il suo corso e le loro strade si sarebbero man a mano tracciate e forse- forse- si sarebbero allontanate, così come i loro spiriti sembravano fare già da tempo, anche quando i loro corpi erano tanto vicini da potersi sfiorare.
Continuavano a vedersi, forse non più a guardarsi...e i loro sguardi non potevano penetrare più alcun pensiero, nè loro decidevano di pronunciarne...

...


Ma chère A.,

j’écris “ma chère” même si nous ne connaissons pas…peut-être j’ai rien à perdre et rien à gagner par ces mots… Pourquoi le-faire? 
Il y a quelques mois, T. m’a conté de ton séjour en Italie. J’étais étonnée, confuse, peinée. J’aurais voulu des réponses, des explications… j’aurais voulu savoir pourquoi tout doit être si difficile. Parce que c’est difficile trouver quelque chose qui nous rende vraiment heureux mais…aussi quand nous réussissons…et conquérons par beaucoup de sacrifices un peu de bonheur, quelqu’un (ou quelques situations) nous convainc de la nécessité de tout laisser pour revenir en arrière et souffrir encore une fois.
Et cette fois… le temps se dilate, la douleur semble ne vouloir jamais s’éloigner.
J’ai toujours eu beaucoup d’attentes, j’ai toujours fait beaucoup de projet, jour après jour, mois après mois, année après année. Mais j’ai compris que la vie ne suit pas nos parcours, heureusement ou malheureusement…
Aujourd’hui je suis désillusionnée, polémique, méfiante. Je ne reconnais plus ni amis ni ennemis. Je ne cherche plus la bonheur.  Ma plus grande aspiration est…la neutralité. Tout ce que je voudrais est…vivre sans douleur et, pour y réussir, je suis disposée à tout renoncer.  Je désire que mes journées s’écoulent sans penser, je ne veux plus écouter mon cœur. Je ne croie plus dans l’amour, plus dans la bonheur parce que, partout où je regarde, je ne vois que signes de leur inconsistance.
Mais toi, chère A., toi , tu a touché du doigt situations et sentiments qui existent seulement dans mon esprit…j’en ai entendu parler mais j’ai jamais trouvé des réels témoignages… Je me regarde dans le miroir chaque jour, je vois ce que je suis devenue et je pense que…
si tu a trouvé quelque chose qui vaut la peine, quelque chose qui fait sourire ton cœur …n’y renonce pas. Tu ne pourrai jamais vraiment oublier et un jour tu regarderas en arrière et passeras tes journée en demandant qu’est-ce qu’il aurait passé si seulement tu avais eu le courage d’essayer…et ça vaut pour la foi et pour toutes les personnes que nous décidons d’éviter pour empêcher qu’il nous rappellent chaque moment ce que nous avons perdu… Et moi…je peut bien comprendre que est-ce qu’il représente. Alors…
Arrête-toi et prends ton temps pour bien réfléchir sur tout ce que tu as eu la chance de rencontrer au cours de ton chemin.
Pas de regrets…

domenica 25 luglio 2010

Vita da nuvole

Ieri sera prima di dormire mi son venute in mente le nuvole.
Ho pensato che in fondo le persone son come le nuvole.
Le nuvole son fatte tutte della stessa materia, minuscole goccioline d'acqua o cristalli di ghiaccio, però son tutte diverse. Si formano ad altezza diverse, si modificano a seconda delle condizioni che incontrano nella zona d'atmosfera che attraversano, riflettono la luce in maniera diversa, adattandosi al cielo.
E'possibile vederle infiammarsi degli splendidi colori di un'alba o di un tramonto sereni, librarsi nell'aria trascinate in alto dalle correnti o...scure, nere e minacciose, incombere basse su di noi.

Io al momento mi sento un cumulonembo.


Ero un cumulo una volta. Una bella nuvola bianca di panna montata, soffice, che viaggiava spensierata in giorni caldi e soleggiati.
Mentre i venti mi sospingevano però mi sono trasformata, ho cominciato a svilupparmi in altezza e quando non potevo arrivare più in alto ho cominciato ad allargarmi. Gocciolina su gocciolina, sono diventata sempre più densa e scura e c'é voluto del tempo perché m'accorgessi d'essermi trasformata in un cumulonembo.
Oggi, sono la principale causa del caotico moto ondoso, porto pioggia, grandine, neve e- quando nemmeno questo mi basta- allora genero fulmini e tornadi.
La calma dopo la tempesta è di breve durata ma splendida, se avete la fortuna di ammirarla...Come dopo ogni sciagura o catastrofe, un raggio di sole illumina nuove speranze e anch'io, di tanto in tanto, lascio che mi accarezzi. E per poco dimentico che domani, ovunque mi trovi, tornerà il temporale.





domenica 18 luglio 2010

Aria...aria...


Ansia da prestazione,
smania da esacerbazione,
l'aria densa inibisce la mia respirazione.

Eccesso di sensazioni.

Il cuore sobbalza, lo stomaco duole, la mente non segue.
Pensieri incomprensibili, confusione inestricabile.
Le energie si disperdono...l'attenzione si divide...il tempo si dimezza ad ogni passo...
Le 4 mura di questa gabbia.
Lo smarrimento e gli scontri lungo la strada.
L'inafferrabilità dell'anima.

I pensieri che non puoi condividere, i sentimenti che devi reprimere, le manifestazioni che devi celare, i gesti da non compiere...

Non sei veramente tu. Non ti avvicini minimamente all'espressione di tutto quello che la tua anima sente proprio.
C'è ancora autenticità? Ancora naturalezza?

E forse sai qual è il blocco ma...al momento non riesci a farlo cedere.

mercoledì 7 luglio 2010

Il famoso filo d'erba


Mi sono sempre chiesta se coloro che chiamiamo “pazzi” si rendano conto del processo che li conduce fino a quella condizione... se realizzino le varie fasi lungo il cammino o se giungano ignari fino alla condizione- di distacco dalla realtà- che dovrebbe forse attenuare il loro dolore (perché si ipotizza che ci sia del dolore dietro a questo “cambiamento”). E tuttora mi chiedo se il rendersi conto di dar segno di sanità vacillante ci salvaguardi dall’abbandonare la nostra usuale condizione di “ragionevole sanità”. Dico ragionevole perché il confine tra ”equilibrio mentale” e pazzia è veramente difficile da rintracciare.

E forse ci fai caso solo quando lo hai sperimentato da vicino, che sia in prima persona o no, e ti pare di aver poi attorno molti più “esempi” di quanti credessi. Guardi quella povera anima che finge di parlare al telefono al suo grande amore davanti a un bar, senti una “pedagoga” raccontare alla sua amica della “situazione di cacca”(testuali parole) in cui si trova per via del suo ragazzo ricoverato all’ospedale psichiatrico, perché in preda al delirio… E allora sei lì che ti chiedi: dov’è il confine? Quello che per qualcuno è semplicemente una “situazione di cacca” per qualcun altro è un dramma, qualcuno ancora ci convive quasi senza più soffermarvisi. E tu dal canto tuo nonostante quello che hai passato, visto e sentito non te la senti di raccontare come funziona, né pensi di aver capito come ci si comporta in certe situazioni. Perché se c’è una cosa che veramente hai capito… quella è che la mente fa strani scherzi, nulla è prevedibile, nulla forse neanche del tutto imprevedibile. Ma sai che non ci sono certezze. E non hai ancora capito se pensare che si sta diventando matti ti salvaguardi dal diventarlo o ti catapulti ancora più velocemente verso quella condizione.

Ma in fondo cosa importa…? Una volta sopraggiunta, la “pazzia” spazza via la realtà così come eravamo abituati a vederla. E una risposta a queste mie domande risulta veramente superflua.


"...Un filo d'erba. Ho posato il cappello sull'erba. Ho posato l'erba sul cappello. Nel primo caso sono normale, nel secondo pazzo. La differenza tra la sanità mentale e la schizofrenia è un filo d'erba." (Jack, l'uomo della folla)

Il nemico alle spalle

Tremavo. Mi nascondevo. Stridevo. Piangevo. Il Nemico era dietro di te: non sapevo aiutarti, non potevo proteggerti. Quel Nemico che n...